Le polemiche per il latte in polvere destinato ai neonati prodotto dalla ditta Lactalis, multinazionale francese proprietaria anche della Parmalat, non si fermano.

Fa ancora discutere infatti la notizia del ritiro in 83 Paesi di 12 milioni di confezioni di prodotti destinati alla prima infanzia provenienti dalla fabbrica di Craon, nell’ ovest della Francia, dopo la scoperta a dicembre di alcuni casi di salmonellosi.

Questa grave vicenda non può non suscitare dubbi e interrogativi sotto il profilo della sicurezza alimentare, anche in considerazione del fatto che destinatari del prodotto sono dei bambini.

Anzitutto occorre partire dai fatti e dal dato riportato dal Ministero della Salute: ad oggi nessun lotto del latte contaminato è arrivato in Italia; a titolo precauzionale sono comunque stati avviati i contatti con la Commissione europea e la Francia per ulteriori controlli.

Al 15 gennaio il latte in polvere contaminato richiamato dalla francese Lactalis è stato distribuito in 13 paesi europei – Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Irlanda, Olanda, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna e Regno Unito), in base all’ultimo aggiornamento diffuso dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).

Secondo le ultime cifre ufficiali del 9 gennaio, sinora sono stati diagnosticati in Francia trentacinque casi di bambini con salmonellosi dopo aver consumato latte o alimenti per l’infanzia della Lactalis. In Spagna è stato anche scoperto un caso di salmonellosi accertata riguardante un bambino che ha consumato il latte contaminato e un altro caso da confermare in Grecia.

Ricordiamo che la salmonella è un batterio in grado di provocare infezioni all’apparato digerente. Il consumo di alimenti contenenti salmonella può provocare malessere, dissenteria, vomito e febbre; questi sintomi possono presentarsi in forma più acuta nei bambini, in anziani e in persone con sistema immunitario debole.

Analizzando la vicenda, emerge come il gruppo Lactalis a dicembre avesse deciso di ritirare il latte in polvere per bebé fabbricati nello stabilimento di Craon, dopo che 35 neonati si sono ammalati di salmonella.

Successivamente si è scoperto, aspetto questo ancora più preoccupante, che il latte è rimasto sugli scaffali di molti supermercati nelle ultime settimane, continuando a esser regolarmente venduto nonostante l’allarme della autorità.

Non solo, risulta peraltro che già nel 2005 nello stesso stabilimento si sono avuti problemi di contaminazioni microbiologiche, dovuti a casi di salmonella che secondo i primi accertamenti dell’Institut Pasteur, sarebbero causati dallo stesso batterio riscontrato quest’anno tra i neonati malati.

Al riguardo è opportuno rilevare che i produttori, secondo le vigenti norme comunitarie sono responsabili della sicurezza degli alimenti e per questo motivo sono obbligati a attuare rigorose misure di autocontrollo prima della immissione in commercio. A fronte di tutto ciò, le associazioni consumatori francesi si preparano ad una mega-causa per tutelare le famiglie coinvolte dalla problematica.

A livello generale esaminando il caso del latte in polvere, emerge inoltre un ulteriore dato inconfutabile: sul piano della sicurezza alimentare occorre lavorare ancora molto in Europa per garantire un maggior grado di protezione per i consumatori, concentrandosi su vari aspetti; anzitutto sul piano normativo (cercando di uniformare maggiormente le legislazioni dei paesi), quindi sotto il profilo dei controlli (coordinando e rafforzando le verifiche sanitarie dei soggetti preposti ad effettuarle) e per finire anche sotto il profilo della trasparenza della comunicazione fornita ai cittadini in caso di emergenze sanitarie.

Anche perchè, se non si procede ad incrementare le misure di sicurezza in tutti i paesi europei, il rischio è di vanificare i passi in avanti compiuti da alcuni paesi, come l’Italia, dal punto di vista della sicurezza e della trasparenza alimentare (basti pensare all’indicazione d’origine dei prodotti e dello stabilimento di produzione).

Alberto Martorelli

Direzione nazionale Lega Consumatori-sicurezza alimentare